LA CICERCHIA, LEGUME DEI POVERI, IN FESTA

Serra de' Conti riporta alla memoria i valori del mondo contadino

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Dal 22 al 24 novembre la Festa della Cicerchia è l’evento attraverso il quale Serra de’ Conti, uno dei borghi più affascinanti e meglio conservati di tutte le Marche, riscopre da più di 20 anni storie e sapori di un tempo, riportando alla memoria i valori del mondo contadino. Si tratta di un evento che nasce dalle mani e dal cuore di un’intera comunità, in grado di esaltare il buongusto, i colori e i profumi dell’autunno, riscoprendo i sapori di un tempo e riportando alla memoria i valori del lavoro nei campi.

Nello splendido centro storico di impianto duecentesco, racchiuso da una cinta muraria spezzata da dieci torrioni, saranno tre giorni all’insegna di un tuffo all’indietro nel passato senza nostalgie, ma per non dimenticare le radici di una cultura contadina che è ancora più viva che mai. Divenuta oggi “presidio Slow Food” ed elemento di identità delle terre del Verdicchio, fino a pochi anni fa la cicerchia era considerata un legume in via di estinzione: è stato il lungo e accurato lavoro di un gruppo di agricoltori del posto a permettere la salvaguardia e la valorizzazione di un prodotto originario del Medio Oriente, già apprezzato dai Greci, che fu conosciuto e ampiamente utilizzato dagli Antichi Romani.

Alla festa di Serra de’ Conti – inserita nel circuito “Gran Tour delle Marche” di Tipicità – i visitatori resteranno sorpresi dalla versatilità della cicerchia in cucina e dal gusto che riesce a regalare a moltissime ricette: specialità da assaggiare nelle antiche cantine, nelle grotte, nelle locande e nelle osterie del centro storico, che proporranno piatti a base di cicerchia e non solo, perché in tavola ci sarà tutto il meglio della tradizione marchigiana con oltre 100 ricette diverse. Nelle Marche, la cicerchia si semina tradizionalmente nel “giorno cento” dell’anno, ovvero all’inizio di aprile: un tempo, averla in dispensa costituiva una garanzia per l’imminente inverno perché ha un buon rapporto proteico – superiore del 30% a quelle dei ceci, del pisello e della lenticchia – ha pochi grassi e molti amidi.

Intorno alla regina dei legumi poveri, è partito inoltre negli ultimi anni un prezioso lavoro di riscoperta di altre perle della gastronomia del territorio che erano finite nel dimenticatoio: e così la manifestazione sarà ampio spazio ai produttori agricoli e agli “Agricoltori Custodi” (un progetto dell’Agenzia Servizi al Settore Agroalimentare delle Marche) con le loro tipicità, tra cui la cipolla di Suasa, la favetta di Fratterosa, i legumi di Appignano, il pomodoro da Serbo, il miele, le tisane, le confetture, il vino e l’olio di oliva.

Verrà inoltre assegnato il “Premio per la Biodiversità agroalimentare nelle Marche”, giunto alla quattordicesima edizione ed istituito per far conoscere chi, sul territorio regionale, lavora quotidianamente per ridare centralità al cibo buono e pulito. E come ogni anno ci saranno ospiti d’eccezione provenienti da un’altra regione: i presidi “Slow Food” del Friuli-Venezia Giulia che presenteranno le loro tipicità come l’aglio di Resia, la cipolla di Cavasso e della Val Cosa, le erbe spontanee (il radic di mont), i salumi (la ritina), i condimenti come il pestat, il formaggio frantumato e il pane di mais.

Con “L’officina dei mestieri” anche l’artigianato tradizionale si metterà in mostra: da quello più tradizionale – lavori in legno, vimini, terracotte, rame, ferro, pizzi, merletti, cucito e ricami – mantenuto in vita grazie a mestieranti che con il loro “saper fare” nobilitano antiche lavorazioni, a quello più innovativo che assembla fra di loro più elementi, utilizzando materie prime particolari come la zucca. Il ricco programma di intrattenimenti vedrà protagonisti gruppi folkloristici e stornellatori che fanno da filo conduttore a nuove esperienze, come le street-band (evoluzione delle bande cittadine) e gli artisti da strada, che cercheranno un contatto diretto con il pubblico negli angoli e nelle piazze di uno dei paesi più affascinanti della Regione.

A Serra de’ Conti meritano una visita il Museo delle Arti Monastiche, una struttura unica nel suo genere che racconta oltre cinque secoli di vita claustrale attraverso gli oggetti della vita quotidiana e delle attività manuali delle monache, oltre al Chiostro di San Francesco annesso al Palazzo Comunale, al Monastero di Santa Maria Maddalena e al percorso panoramico di San Paterniano. Per rendere la Festa della Cicerchia il più possibile eco-sostenibile, vengono utilizzate da anni posate e materiali compostabili e biodegradabili, oltre alla carta riciclata sia per uso alimentare che per la stampa dei pieghevoli. Per tre giorni, insomma, Serra de’ Conti legherà storie e profumi, sapori e saperi, arti e memorie, tradizioni e innovazioni: i valori di un mondo vero e genuino!

Fonte: Ufficio Stampa

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