Evviva la Romagna, evviva il Sangiovese 

Alessandro Nicolucci, patron della Fattoria Nicolucci di Predappio Alta

Predappio non è famosa solo per aver dato i natali a Benito Mussolini e per i pellegrinaggi dei nostalgici del Ventennio alla sua casa natale e alla cripta dove è sepolto. Fin dall’anno Mille come riportano alcuni documenti dell’epoca l’economia locale era legata all’estrazione dello zolfo e alla coltivazione della vite che le Signorie feudatarie avevano assegnato agli abitanti della zona. In particolare ai contadini di Predappio Alta, antico borgo medievale con la roccaforte di origini romane che controllava il transito delle merci dirette a Firenze, in particolare il sale di Cervia.

Da tempo immemorabile, dunque, su queste colline romagnole si praticava un viticoltura primordiale fondata sulla produzione del vitigno principe della Romagna: il Sangiovese. 

La famiglia Nicolucci vignaioli sulle colline romagnole fin dal 1885

In questo contesto storico si colloca la famiglia Nicolucci, vignaioli dal 1885 e pionieri di un’antica tradizione enoica come attestano gli statuti comunali di Predappio del 1383 che dettavano norme severe ai proprietari di orti e vigneti. Questi proprietari – si legge negli Statuti –  erano tenuti a recintare il vigneto per evitare che gli animali potessero arrecare danni. Chi contravveniva all’ordinanza doveva pagare una multa di 5 soldi bolognesi. Cifra doppia (10 soldi) era comminata a chi vendemmiava prima del tempo stabilito la cui data era deliberata dal Consiglio degli anziani del comune. 

Un’antica fattoria a tutela di Sua Maestà il Sangiovese di Predappio Alta

Il Sangiovese Riserva Predappio di Predappio Vigna del Generale

Niente di nuovo, dunque, sotto il sole se già sette secoli fa i contadini dovevano rispettare rigorosamente i bandi vendemmiali. Lo ricorda l’enologo Alessandro Nicolucci proprietario dell’antica Fattoria Nicolucci, azienda vitivinicola a conduzione familiare, punto di riferimento dei vignaioli romagnoli e nume tutelare del vino principe: Sua Maestà il Sangiovese.

“Io rappresento la quarta generazione e per onorare il lavoro e i sacrifici di chi mi ha preceduto ho deciso di dedicargli un vino: la Vigna del Generale Selezione Anniversario 1885-2015 Sangiovese Superiore Riserva. La storica Vigna del generale – racconta Alessandro Nicolucci – fu acquistata da mio nonno Amedeo dopo la Prima Guerra mondiale. Il proprietario era proprio un Generale di Corpo d’Armata il quale era solito aggirarsi tra i suoi vigneti accompagnato da un lupo, fedelissimo, che aveva trovato in campagna quando era cucciolo.”

La mitica Vigna del Generale: storia, tradizione, sacrificio, attesa, amore

Il Sangiovese Riserva Nicolucci Vigna del Generale Predappio di Predappio

Quella storica vigna abbarbicata sulla collina a ridosso dell’antica rocca di Predappio Alta è da sempre considerata dagli anziani del paese la zona ideale per far maturare l’uva su un terreno aspro,  povero dove un tempo si estraeva lo zolfo.

“La terra è bassa, dura da coltivare, ma se la tratti con rispetto, ti ripaga di ogni sacrificio ripeteva mio nonno Amedeo al termine della giornata passata in vigna. Oggi da quelle stesse piante – aggiunge Alessandro Nicolucci – dopo un’attenta raccolta manuale in ottobre dei soli acini piccoli di Sangiovese produciamo questa nostra Riserva: la Vigna del Generale. Per noi non è soltanto un vino, ma è  storia, tradizione, sacrificio, dedizione, attesa, amore”. Dopo una pigiatura soffice, avviene la fermentazione degli acini con lieviti indigeni per 35 giorni in caratelli di legno e successivamente l’affinamento per 40 mesi in botti di rovere. Seguono altri 8 mesi per l’elevazione finale in bottiglia. “Prodotto (non tutti gli anni) in quantità limitata e numerata è dedicato – aggiunge Alessandro Nicolucci – alle persone che mi hanno preceduto e hanno creduto nel Sangiovese di Predappio Alta.”

Meritatissimi i “Tre Bicchieri” del Gambero e gli altri riconoscimenti

La suggestiva etichetta con il lupo che abbaia alla luna nel firmamento stellato

In occasione delle recenti festività natalizie ho avuto l’opportunità e il piacere di assaggiare il Romagna Sangiovese Superiore Riserva 2019 “Vigna del Generale”. Splendida e suggestiva l’etichetta disegnata da Giuseppe Nicolucci su sfondo nero con il lupo in rilievo che indossa una livrea rossa e, testa all’insù, abbaia alla luna nel firmamento stellato delle colline romagnole.

Questa Riserva dal colore rosso rubino brillante con venature tendenti al granato, al naso è un’esplosione di frutta matura, viola mammola, cioccolato fondente, spezie con delle “nuances” balsamiche e un ricordo di pietra focaia. In bocca è intenso, armonico ed elegante, la struttura imponente, i tannini levigati con un retrogusto lunghissimo. Un vino sontuoso che avvolge il palato. Una “chicca” da conservare nel tempo per gustarne appieno la longevità. Meritatissimi i “Tre Bicchieri” assegnati per dieci volte dal Gambero Rosso e così pure i riconoscimenti da parte dell’Associazione Sommelier e dalle guide più aurorevoli.

Piacevolissimi anche il “Tre Rocche”, i “Mandorli” e il “Nero di Predappio” 

Passolo, il vino da dessert della Fattoria Nicolucci di Predappio Alta

Piacevolisimi anche il Romagna Sangiovese Doc Superiore “Tre Rocche” (100% Sangiovese di

Il Sangiovese Superiore di Predappio Tre Rocche (acino grosso)

Predappio acino grosso) che dopo la fermentazione malolattica matura per sei mesi in grandi botti di rovere e prima della commercializzazione rimane un mese in affinamento in bottiglia, il Romagna Sangiovese Doc Superiore “I Mandorli” (Sangiovese 100%, acino grosso) fermentato in vasche di cemento vetrificato con un mese di affinamento in bottiglia e il “Nero di Predappio” (80% Terrano e 20% Sangiovese) affinato per sei mesi in barrique e per altri tre in bottiglia.

Completano la gamma: il “Bianco”, il “Grigiappio”, il “Passolo” e un Brut

Completano la gamma della fattoria romagnola il “Bianco Nicolucci” (100% Trebbiano della Fiamma) affinato in acciaio e barrique, il Rubicone “Grigiappio” (90% Trebbiano, 10% Pinot Grigio), il “Nicolucci Brut” (Pinot e Trebbiano) rifermentato per 90 giorni in autoclave con il tradizionale Metodo Martinotti e il “Passolo”, vino da dessert ottenuto da uve stramature (Trebbiano e Albana) lasciate appassire per due mesi sui graticci.

In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)

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