Et voilà, uno “champenois” nel regno del Prosecco

Et voilà, uno "champenois" nel regno del Prosecco Paolo Vettoretti, patron della storica azienda di Valdobbiadene, rompendo gli schemi del metodo Charmat,

Paolo Vettoretti, patron della storica azienda di Valdobbiadene, rompendo gli schemi del metodo Charmat, ha creato uno spumante metodo classico Extra Brut che ricorda le bollicine francesi.

“Crepusculum mens nesciat” (non permettere che la tua mente conosca il tramonto). E’ il motto che spesso si legge accanto ad un orologio solare con lo scopo di far riflettere l’osservatore, talvolta con ironia, talvolta come monito, sul significato della fugacità del tempo e della vita. La si può ammirare, tale scritta, anche sulla facciata del Bed & Breakfast Casa Oltraval della famiglia Vettoretti a Guia di Valdobbiadene. La meridiana, bellissima, dipinta da Ilaria Marrai, riprende gli antichi lunari che guidano l’instancabile lavoro dei vignaioli che curano amorevolmente le colline del Prosecco, patrimonio dell’Unesco.

Una sfida per conferire un allure di nobiltà alle bollicine del Prosecco

Un monito, dicevamo, e una sfida che l’enologo Paolo Vettoretti, proprietario con il fratello Renato e la sorella Gabriella dell’azienda agricola “La Tordera”, intende lanciare al mondo spumantistico della Marca Trevigiana per conferire un tocco di nobilità alle bollicine del Prosecco: creare uno spumante metodo classico “champenois” rompendo gli schemi del metodo Charmat riservato al Prosecco. Uno spumante  – hanno ribadito Paolo Vettoretti e l’enologo Luciano Rebuli – che verrà proposto solo nelle annate migliori quando l’evoluzione degli aromi delle uve base Glera consentirà di realizzare un prodotto esclusivo.

L’annata 2019, uno spumante speciale per un brindisi speciale

L’annata scelta per questa prima sfida è il 2019, una vendemmia speciale per un brindisi speciale. Le uve raccolte, infatti, presentavano all’epoca un contenuto zuccherino e un bilanciamento dell’acidità ottimali per la spumantizzazione. Caratteristica che, a detta di molti enologi e addetti ai lavori, si ricorda poche volte nelle ultime annate. Da qui la decisione di sfidare il tempo con l’obiettivo di realizzare un Valdobbiadene metodo classico Docg stile “champenois” che sfida il tempo.

E allora assaggiamolo questo gioiello. Colore brillante, giallo paglierino, perlage persistente con bollicine quasi impercettibili che danzano nel calice, al primo impatto offre un bouquet complesso con sentori di mela selvatica e mela cotogna, fiori di biancospino e margheritine, erbe tomatiche di salvia e timo oltre ad una delicata nota di lievito che ricorda lo Champagne. In bocca è elegante con una piacevolissima persistenza sapida che invoglia ad un secondo assaggio. 

L’elegante etichetta ricorda lo scorrere inesorabile del tempo 

A tavola questo Extra Brut Valdobbiadene Docg annata 2019 si sposa splendidamente con il pesce crudo, le ostriche, i gamberi, gli scampi crudi, ma anche con le tartare, i finger food, i crostini con la burrata, i cestini con il prosciutto crudo e i fichi. Nota di servizio importante: va versato nei calici da spumante ad una temperatura di 6-7 gradi, mentre la botttiglia va tenuta in un locale fresco e al buio.

L’elegante etichetta firmata Paolo Vettoretti con il simpatico uccellino dal becco gentile, il tordo, simbolo dell’azienda, impresso sulla bottiglia, presenta elementi e simbologie che accomunano i più moderni meccanismi di misurazione del tempo (l’orologio) con gli antichi strumenti astronomici (l’orologio solare portatile). Una metafora che ben si addice a questo spumante metodo classico: lo scorrere inesorabile del tempo, il tempo richiesto per la maturazione e l’affinamento di questo Extra Brut. 

La Tordera, quell’antico roccolo sulle dolci colline del Cartizze

Il nome dell’azienda, “La Tordera”, lo si deve ad una dolce collina del territorio del Cartizze che anticamente ospitava un roccolo comunemente chiamato Tordera. Nella stagione autunnale, infatti, i tordi scendevano dalle vicine montagne in cerca di cibo tra i filari dei vigneti. Per questo l’altura ha preso il nome di Tordera.

Oggi il roccolo non esiste più, ma il nome è rimasto vivo nella memoria collettiva. Ed è proprio qui che nel 1918 ha inizio la storia dell’azienda agricola «La Tordera»: tre fratelli, Renato, Gabriella e Paolo, sostenuti dai genitori Pietro e Mirella.

«L’amore per la vite ci è stato tramandato dal nostro bisnonno Bepi – raccontano – che nel lontano 1918 ha messo a dimora le prime viti ed ha iniziato a curare il vigneto sulla quella collina che oggi è patrimonio universale dell’Unesco.»

Il motto dell’azienda: vivere in equilibrio con la natura

La famiglia Vettoretti lavora esclusivamente le uve di proprietà ed effettua ogni singola fase del ciclo produttivo all’interno della moderna cantina di Vidor, unica in Veneto che può vantare la certificazione Casa Clima Wine.

Un’attenzione particolare viene riservata alla raccolta che oggi, così come in passato, viene eseguita a mano per preservare l’integrità e la naturalezza dei grappoli. Il motto dell’azienda è: vivere in equilibrio con la natura.

Oltre alla sostenibilità ambientale nel vigneto (molte viti sono centenarie) e in cantina, una scrupolosa attenzione è riservata alle bottiglie protagoniste di un restyling green con incisioni a rilievo. La capsula è biocompatibile, le bottiglie pesano solo 700 grammi e sono composte per l’80% da vetro riciclato, il packaging eco green.

Prosecco per tutti i gusti e le tasche: Doc, Docg, Dry, Extra Brut

La Tordera vanta, tra le diverse tipologie della linea Prosecco “Natural Balance” tutte molto apprezzate e richieste sia in Italia che all’estero, alcune “chicche”. Tra queste il Brunei Brut Valdobbiadene Docg, il Tittoni Dry Rive di Vidor, il Serrai Extra Brut Docg, l’Oltreval Rive di Guia Extra Brut Docg, il Cartizze Dry Docg. Completano la gamma azindale: il Prosecco Doc Treviso nelle versioni Brut, Extrabrut e Rosé, il Frizzante con lo spago e due spumanti.

In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)